S-venire

Voglio provare a descrivere quello che si sente prima e dopo uno svenimento.

Può sembrare macabro, in realtà se dopo puoi raccontarlo perché non è successo nulla di grave, devo dire che è una sensazione stranissima che uno non potrà mai comprendere se non vivendola. La paragonerei in questo senso – in modo erroneo- all’orgasmo.

Ebbene, per mia sfortuna non sono nuova al fenomeno (prima volta verso i 15 anni, l’ultima lo scorso anno) ma stavolta nella fase di “pre” ho proprio avuto la sensazione di dover lottare contro il mio corpo, senza ovviamente riuscirci.

Se volessimo visualizzare con un’immagine quello che senti succedere nel tuo corpo potremmo vedere un lavandino pieno dal quale viene improvvisamente tolto il tappo: così come vediamo l’acqua defluire molto velocemente verso il centro, quasi risucchiata dal basso, così vedremmo in maniera immaginaria l’energia che si ritira in velocità dal corpo.

La senti andar via dalla punta delle dita della mano, in quel microsecondo realizzi “oh *parolaccia assortita* sto svenendo” e intanto è scivolata via dal polso, dall’avambraccio, dalla spalla. Tutta l’energia si sta rifugiando in un solo posto, il cuore. Lui deve continuare a fare il suo lavoro anche mentre tutto il resto va in black out o in banane.

Ho lottato, dicevamo, ho detto a me stessa: se faccio qualcosa per far affluire sangue al cervello mi potrei salvare. Falso.

Allora ho detto: aggrappiamoci a qualcosa, eviterò di cadere.

Stupida! Ma se hai detto che la prima cosa che perde forza sono le mani, a cosa diavolo ti aggrappi???

Bum.

E siamo già alla fase post.

Purtroppo il durante è una fase che non ci è dato di sapere, ma diciamo che se la morte è come lo svenimento, non succede praticamente nulla. E’ tutto buio.

Ma la riemersione è interessante.

L’ho notata anche la penultima volta che mi era successo ma stavolta è stata più lunga e frastornata poichè ero da sola e quindi non c’era nessuno a schiaffeggiarmi o mettermi acqua in faccia (atti dall’evidente potere fastidioso ma che hanno la facoltà di riportarti su come attaccato ad una corda, quindi più velocemente)

In questo caso ero sola, no schiaffi, no water.

Io e la mia coscienza che tornava su. Stranissimo, davvero.

Credo sia quello che gli scrittori colti del passato chiamavano flusso di coscienza, ma quello vero.

Se qui dovessimo trovare un’immagine, ebbene sarebbe di certo un treno.

Anzi mille treni, che corrono tutti in direzioni diverse. Ognuno con un pensiero sopra. Il bello è quello! Hai l’impressione di stare pensando mille cose al secondo ma (purtroppo) non riesci a stare veramente dietro a nessun pensiero. Giurerei di aver visto passare pensieri di lavoro tra gli altri, ieri. Mille e mille. E la stranezza è che tu vorresti disperatamente aggrapparti almeno ad uno di essi, perché sai che sarà quello che ti riporta in superficie. Niente.

Finché un pensiero diventa chiarissimo: *parolaccia assortita* sono svenuta! Allora sei ancora confusa ma i treni rallentano, tra una parolaccia assortita e l’altra. Ad un tratto, ma sempre piano, apri gli occhi, prima una fessura, poi metti a fuoco la posizione in cui sei. E subito dopo (ragazzi, se è fatto bene il nostro corpo!!!) ti arrivano i segnali di quei 2 dolori importanti che devi focalizzare per capire cosa fare. Tutti gli altri compariranno nelle successive 12 ore diciamo, in ordine sparso. Mi sono accorta di un’escoriazione alla mano praticamente alla sera, ma alle 10.30 avevo ben chiaro di avere un bozzo in testa esattamente dove dovevo averla battuta.

Poi viene il respiro, muovi un braccio, sei coperta di sudore come se fossi riemersa dal mare,   devi solo trovare la forza per muoverti, strisciare un pò, chiamare aiuto.

Pazzesco. Ma speriamo di non rivederci così presto e così da vicino, io e il mio pavimento.


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